Da poche ore è il 14 Luglio 2010, sono le 3.10, e sto vivendo questa notte come se fosse una notte qualunque, nella più totale solitudine. Eppure è una notte speciale, una notte che tutti gli adolescenti aspettano con trepidazione e paura al tempo stesso. E’ la mia notte prima degli esami. Domattina mi attenderà l’esame orale di Stato, dopodiché avrò quel pezzo di carta che, oggi come oggi, non ha gran valore, se non quello di darmi la possibilità di conseguire una laurea. Guardo indietro, ricordo i miei anni scolastici passati. Tempi che già mi mancano, tempi per cui ho pianto, per cui ho gioito. Tempi che mi hanno fatto, in qualche modo, crescere. Sto vivendo per l’ultima volta l’ansia per un’interrogazione, l’adrenalina durante l’attesa che arrivi il mio turno, per poi sedermi lì, di fronte a tutti quei professori, e parlare… Parlare, di cosa? Non sono poi tanto preparato. Nota tristissima, non mi diplomerò coi miei amici di classe, quelli che porterò sempre nel cuore, quelli che hanno condiviso con me solo quattro anni. Quattro, magnifici, anni. Per chi non lo sapesse, sono stato bocciato al quarto anno, ed ho recuperato gli ultimi due anni in un Istituto Paritario. Ed ecco che domani muoverò l’ultimo passo verso la conquista del diploma, lì, in quell’Istituto in cui paghi e vai avanti, faccia a faccia con quegli insegnanti tra cui il più giovane non ha nemmeno dieci anni più di me. Eppure, non importa come, sto raggiungendo un traguardo importante, "la maturità". Peccato che quest’ultima non sia solo un semplice attestato. Ora è meglio che vada a letto, ansioso, aspettando il brivido di stare seduto su una sediolina di legno schricchiolante, in una classe scolastica, per l’ultima volta. Mi scorre una lacrima, e tutti questi ricordi, queste sensazioni, tra qualche anno saranno un patrimonio inestimabile. Il patrimonio della mia adolescenza.