Una delle mie caratteristiche principali è pianificare tutto ciò che mi circonda. Ho la mania del controllo, e spesso è stata un’arma letale a mio svantaggio nelle mie relazioni interpersonali. Sento sempre l’esigenza di etichettare ogni rapporto, e quando ciò non avviene, restando senza una precisa definizione, inizio ad andare in crisi. Ma oggi niente può davvero essere definito, perché le relazioni sembrano andare tutte verso un ordine cronologico ben preciso: nascita, crescita, morte. Amori, amicizie, frequentazioni. E’ così per ogni tipo di rapporto. Ho provato a definire un amore, e si è rivelato un teatrino squallido fatto di pugnalamenti alle spalle, bugie e tradimenti. Ho provato a non definirne un altro, ed è uscito fuori che col tempo l’etichetta si crea autonomamente, e si vive il rapporto con l’ingenua idea che, così facendo, non finirebbe mai. Entrambi i rapporti sono andati a puttane. Non è rimasto niente, se non gli insegnamenti degli errori da loro scaturiti che forse non apprenderò mai realmente. Ed oggi mi ritrovo ad essere freddo, quando vorrei potermi aprire al cento per cento. Sono diventato cinico, malpensante, senza rimpiangere i tempi fiabeschi in cui cercavo, credendoci, l’amore eterno. Oggi la vita è una continua strategia, una tattica di conquista, e si è persa la magia della semplicità che può avere un sorriso spontaneo, uno sguardo innamorato, o magari un “mi piaci” sussurrato nell’orecchio. Abbiamo tutti paura d’amare?
“Rallenta.
Cosa vuoi da me?
Ho paura.
Cosa vuoi da me?
Potrebbe esserci stato un tempo
in cui mi sarei dato via.
C’era una volta
in cui non me ne fregava niente,
ma ora siamo qui.
Perciò,
cosa vuoi da me?
Non arrenderti,
sto risolvendo.
Ti prego, non mollare,
non ti farò cadere.
Mi hai incasinato,
ho bisogno di un secondo per respirare.
Continua a sbollire la rabbia…
Cosa vuoi da me?
Potrebbe esserci stato un tempo
in cui avrei lasciato che mi sfuggissi.
Non avrei neppure tentato.
Ma penso che tu potresti
salvare la mia vita.
Non ti lascerò cadere.”