Non una parola. Ho perso me stesso, e così anche quell’ispirazione che mi portava a sfogare qui sopra tutto ciò che avevo dentro. Sto vivendo in bilico, senza alcuna reazione. Esco di casa, giusto per non restare chiuso tra queste mura. Se crescere vuol dire essere confusi, senza avere idee chiare sulla propria vita, allora sto decisamente crescendo. Sto ancora smaltendo quel che credevo che avrei potuto smaltire tranquillamente, e non trovo pace neanche in sogno. Stanotte ho sognato quel viso, quel corpo, quella maledetta persona. Mi sono svegliato, controllando il cellulare, senza rendermi subito conto che era stato solo un sogno. O meglio, dopo tutto questo tempo, un incubo. La mia vita si è trasformata in un incubo ricoperto di fiori e arcobaleni, una luce apparente che rende tutto visibilmente perfetto agli occhi altrui. Tra qualche giorno sarà Natale, e l’unica cosa che me lo ricorda è la triste materialità della caccia al regalo. Sarà un giorno come tanti, come forse lo è sempre stato da quando ho scoperto che Babbo Natale non esiste. Nove giorni al 2011. L’unico augurio che riesco a farmi per l’anno nuovo è che riesca a realizzarmi nei campi in cui ambisco. Amori, amicizie… Tutte puttanate che ci vengono prepotentemente propinate per distrarci dalla realtà. Io sto vedendo la realtà di questo mondo, e mi ritrovo così, tra il disgusto e l’angoscia. Non è questo il mondo a cui appartengo.