Prendiamo un vaso. Dipingiamolo con mille colori. Riempiamolo di fiori. Annaffiamoli ogni giorno. Mettiamo il vaso su un davanzale. Buttiamolo giù dalla finestra. Il vaso si rompe in mille pezzi. Inevitabilmente. Un errore, quasi voluto, quello di buttarlo giù. E la conseguenza, inaccettabile, che i pezzi non possano più ricomporsi. Tutto nasce con una scelta. Una scelta è una volontà. L’impulsività è un difetto. Mio. Pentirsi delle proprie azioni è un altro difetto. Sempre mio. Imparare ad accettare le conseguenze delle proprie scelte è una lacuna, trascinata da un’incompleta maturità. Dimenticare i ricordi più belli di una vita è impossibile. Volerli rivivere è umano. Provare dei sentimenti incondizionati è la cosa più bella che ci sia. Constatare la realtà dei propri sentimenti è possedere valore. Essere o apparire è il dilemma di ogni uomo. Mio. Ricordare che niente torna indietro è devastante. Vivere con un cuore ricco di sentimenti vecchi, ma ancora vivi, fortifica. Deludere l’unica persona che non avrebbe mai meritato di essere delusa vuol dire essere “piccoli”. Quel che sono non è ciò che voglio essere. Ed è troppo tardi ormai. E me lo ricordo. Ancora una volta. Giusto per scendere dal mio piedistallo. Per ricordarmi che tanto angelo non sono. Per rendermi conto che siamo prima di tutto noi stessi le vittime delle nostre azioni che si riversano sugli altri. Perché sono solo un bambino. E probabilmente lo sarò ancora per molto. Ascolto questa canzone. Ancora una volta. E non sarà di certo l’ultima, come ho osato scrivere sulla mia bacheca di Facebook. L’ascolto, perché è tutto lì. Note che suonano, spiattellandomi in faccia quei ricordi, quasi fiabeschi. Quella favola a cui non sono riuscito a dare un lieto fine. Ma il solito, inflazionato, schifoso e patetico… “The end”.