Si dice che Marzo sia pazzo, e mi sono sempre chiesto il perché. Da qualche anno a questa parte, Marzo è il mese in cui inizia ciò che vivrò per il resto dell’anno. E’ come se dovessi vivere i primi due mesi, Gennaio e Febbraio, per eliminare i postumi dell’anno precedente, e poi iniziare a “vivere”. Tre date: 17 Marzo 2008, 6 Marzo 2009, 27 Marzo 2010. Famiglia, amore, amicizia. Nella prima data sono decisamente cresciuto, ed ho capito cosa fosse realmente la vita. Ed oggi mi ritrovo con tanti ricordi, tante emozioni, tanti sorrisi, tante lacrime. Tante conseguenze del cazzo, a cui sono inevitabilmente ancora sottoposto. Perché è una grandissima cazzata dire che il tempo aiuti a superare tutto quando si soffre per rotture d’amore, amicizie finite o tragedie familiari. Non sto qui a versare lacrime già sprecate, sarebbe inutile. Sto qui a ricordare, con un malinconico sorriso, e con la mia più grande paura, legata al tempo che passa, velocemente, senza darmi tregua. Allontanando tutto con prepotenza, quasi a dire “Ale, è tutto morto e sepolto!”. L’altro ieri mi sono svegliato, ho letto la data sul mio BlackBerry, ed ho iniziato la giornata dicendomi “cazzo, sono già passati due anni”, e tutto ciò che ho saputo fare è stato non pensarci. Non pensare a cos’accadrà, a come si evolveranno due vite che sono state, anche se solo per il tempo di un respiro profondo, l’una parte dell’altra. Ma è struggente pensare di aver amato con tutto il proprio essere e la propria anima, e di non riuscirci più. Così come è angosciante l’idea che un grandissimo amico non lo si potrà mai più sostituire, in quanto fosse una perla rara. “Chi trova un amico, trova un tesoro”. Trovato, goduto e gettato. E poi ci sono quei ricordi familiari, che oggi hanno trovato un lieto fine, ma che restano impressi nella mia anima, tanto da farmi rivivere quei momenti solamente ascoltando una canzone. La mia famiglia mi starà sempre accanto. La speranza è che sarà lo stesso, almeno col cuore, per quelle due persone datate 2009 e 2010, per cui il mio amore non ha scadenza, perché sarà sempre incondizionato, grazie a quei ricordi immortali che ci rendono vivi. Vecchi ricordi a cui dedico questo intervento. Tutto il mio cuore, in tre canzoni. Intanto, il 2011 è partito da più di due mesi. Due mesi in cui ho tratto le prime soddisfazioni universitarie contemporaneamente alla “relazione” più irrilevante della mia vita. Marzo 2011? Ci aggiorniamo l’anno prossimo. Ora voglio solo ritornare a casa per un pò. Undici giorni.
“Ragazzino, non dimenticare il suo volto
che ti sorrideva per asciugarti le lacrime,
quando lei era la prima che provava tutto il dolore.
Ragazzino, non dimenticare mai i suoi occhi.
Conservali vivi dentro.
Prometto di provarci, ma non è lo stesso.
Tieni alta la tua testa, e cammina come il vento.
Non guardare mai indietro.
La vita non è giusta, è ciò che dicevi.
Quindi cerco di non interessarmene.
Ragazzino, non correre così velocemente.
Penso che hai dimenticato di baciarla.
Baciarla per dirle addio.
Mi vedrà piangere quando inciamperò e cadrò?
Sentirà la mia voce nella notte?
Asciuga le tue lacrime.
Andrà tutto bene.
Ho lottato per essere così forte.
Suppongo che sapessi che avevo paura
che te ne andassi.
Ancora.
Ragazzino, devi dimenticare il passato,
e imparare a perdonarmi.
Prometto di provarci, ma suona come una bugia.
Non lasciare che la memoria giochi con i tuoi pensieri.
E’ un sorriso appassito, congelato nel tempo.
Sto ancora cercando di andare avanti,
ma lo sto facendo in modo sbagliato.
Non posso darle un bacio d’addio.
Ma prometto di provarci.”
“Accettami e vedrai,
insieme cresceremo
qualche metro in più,
e il cielo toccheremo.
Andremo su un’isola che sembra disegnata,
con colori enormi e un mare da sfilata.
Per quanto mi riguarda, ho fatto già il biglietto.
Ti prego non lasciarlo accanto a un sogno in un cassetto.
E’ un dono di natura,
perché la nostra storia non è solo un’avventura.
E’ una semplice canzone,
che serve a me per dirti che
sei una su un milione.”
“Dolce disposizione.
Precipitoso abbandono,
come se nessuno ti stesse guardando.
Un momento. Un amore.
Un sogno. Una risata.
Un bacio. Un pianto.
Le nostre ragioni. I nostri torti.
Resta lì, perché arriverò.
E mentre il nostro sangue è ancora giovane,
scorre, e non ci fermeremo finché non sarà finito.
Non ci fermeremo per arrenderci.”