Sei mesi, meta’ anno. Era l’alba del 3 Ottobre scorso quando rientrai a casa dopo l’ultima notte passata con i miei amici, a Napoli. Erano le 5, in tempo per svegliare i miei genitori, caricare la macchina di valigie e ricordi da portarmi dietro, e partire. Andare via, verso un futuro programmato in poco piu’ di due mesi. Avevo una lettera con me, avrei dovuto leggerla durante il viaggio, e così feci. Ce l’ho qui con me, perche’ è come se mi facesse compagnia in questa solitudine notturna, ed ogni volta che la leggo mi sento avvolgere in un immenso abbraccio, che probabilmente non ricevero’ mai piu’. Tutti mi dicevano che all’inizio sarebbe stata dura, ma che col tempo ci avrei fatto l’abitudine. Beh, sono fatto al contrario. I primi mesi sono stati favolosi, magnifici, un perfetto benvenuto in una nuova vita. Ed ora, dopo sei mesi, inizio a sentire un vuoto, una solitudine, l’estrema mancanza di casa, la paura di perdermi la felicita’ riconquistata dai miei genitori quasi un anno fa, e tanti punti interrogativi, tra cui quello piu’ insistente: come sarebbe proseguita la mia vita se non me ne fossi andato via? E un’altra domanda: sto facendo la cosa giusta? Per il mio futuro indubbiamente, ma non si hanno mai delle vere e proprie garanzie, e la sorte puo’ essere bravissima come cattivissima. Certo, dovrei vivere giorno per giorno, e probabilmente tutto cio’ è dovuto al fatto che per la prima volta sto facendo dei sacrifici personali, sfidando la vita senza scrivermela da solo, ma è questa assenza di controllo che mi fa stare così. Ho scelto di trasferirmi nella citta’ piu’ stronza d’Italia, dove due persone su tre fanno le dive di ‘sto cazzo, lasciando i miei cari, i miei amici, andando incontro all’inevitabile solitudine del vivere da solo, in balia di me stesso e del mio futuro. Sei mesi non possono essere buttati nel cesso. Ma è normale stare un po’ male. Giusto?
“Ricordi quel profumo dolce di paese e pane caldo,
i pomeriggi torridi, la piazza, la domenica, e il mare sconfinato
che si spalancava dal terrazzo della tua camera da letto.
Nella metropolitana, devi scendere, la prossima è la tua fermata!
Sotto braccio libri, fotocopie, appunti sottolineati,
ed un libretto dove collezioni i voti degli esami.
Questa vita fatta di lezioni e professori assenti,
file chilometriche per fare i documenti,
prendere un bel trenta per sentirsi piu’ felici ma soli, senza i tuoi amici.
La vita non è dentro un libro di Filosofia.
E la sera ti ritrovi a pensare al futuro,
e ti sembra piu’ vicina la tua serenita’.”