A cuore aperto.

E non ci furono lacrime più meritate. Più sentite. Più belle. Ci rendiamo conto di quanto fossimo immaturi solo quando ripensiamo a mente lucida al passato, rileggendo, increduli, lettere e messaggi che abbiamo scritto. E sono ancora qui a chiedermi come ho potuto mandare tutto a puttane, come ho potuto rovinare il rapporto più vero che abbia vissuto in venti cazzutissimi anni. Faccio i conti con le giuste conseguenze delle mie azioni, guardando una vita dalla serratura ben salda di una porta chiusa, continuando a provare quel bene, quell’immenso sentimento che non smetterò mai di provare incondizionatamente. Perché sono poche le persone che ci entrano davvero dentro, e che ricordiamo ogni giorno della nostra vita quando ci rendiamo conto di aver appena attuato un loro insegnamento. E se oggi, all’alba dei miei vent’anni, mi ritrovo con un pizzico di maturità in più rispetto ad un anno fa lo devo a te, che mi hai fatto vivere i ricordi più belli, e le sensazioni più magiche, della mia esistenza. Tante melodie stanotte suonano nella mia mente, non facendomi dormire, ricordandomi quella dolce disposizione che era solo nostra, e di nessun altro. Non smetterò mai di dirti “grazie”, per ogni singolo momento nostro, per ogni gesto, il più nascosto, per ogni promessa ed ogni parola scritta dentro una stanza che racchiude ogni certezza. Perché, in fondo, non può finire. Perché davvero ti conosco, e mi conosci ancora meglio. Ma, come mi hai sempre detto, il tempo è medico di tutti i mali. Dal profondo del mio cuore, ti auguro tutta la felicità di questo mondo. Buon compleanno.

“Dolce disposizione.
Precipitoso abbandono,
come se nessuno ti stesse guardando.

Un momento. Un amore.
Un sogno. Una risata.
Un bacio. Un pianto.
Le nostre ragioni. I nostri torti.

Resta lì, perché arriverò.
E mentre il nostro sangue è ancora giovane,
scorre, e non ci fermeremo finché non sarà finito.
Non ci fermeremo per arrenderci.”

One thought on “A cuore aperto.

  1. Ti amo da molto tempo. Da quando ti ho visto ho cessato di essere me stessa. Mi sembra che fin dal primo momento ti avrei seguito, se tu mi avessi chiamata; e anche se tu andassi in capo al mondo, ti seguirei sempre. Il me vit, il m’aima; je le vis, je l’aimai.

    Si cita spesso questa battuta di un non memorabile scrittore francese del Seicento, Pierre du Ryer: «Mi vide, mi amò; lo vidi, lo amai». È il cosiddetto “colpo di fulmine” che travolge due persone che fino a quel momento si ignoravano e che ora divengono «una sola carne», come si dice nella Genesi (2,24). La donazione d’amore, totale, pura, libera, è vissuta anche dalla Katarina protagonista di uno dei capolavori del drammaturgo russo, Aleksandr N. Ostrovskij, L’uragano (1860), la tragedia di un amore votato al sacrificio sullo sfondo della più tenebrosa provincia russa. Ho appunto evocato oggi le sue parole più intense che mostrano un amore limpido e assoluto, pronto a giungere a quell’apice che Gesù ha tratteggiato in modo folgorante nel Cenacolo, nell’ultima sera della sua vita terrena: «Non c’è amore più grande di chi dà la vita per la persona che ama» (Giovanni 15,13). L’amore perfetto va anche oltre la legge dell’«amare il prossimo come se stessi» (Levitico 19,18), perché ama l’altro ancor più di se stesso, in una pienezza di dedizione. Proponiamo questo ideale proprio perché brilli ancora mentre siamo immersi nelle nebbie di un comportamento contemporaneo ben diverso. Ormai l’innamoramento è un incontro superficiale, un contatto di pelle e non certo un dialogo di anime. Tutto si consuma ben presto e si riduce a una fra le tante “esperienze”. Oppure si rivela un mero possesso che scatena non passione, ma solo gelosia e persino violenza, come spesso accade. È necessario, allora, educare ancora all’amore autentico perché, quando lo si incrocia nell’esistenza lo si scopra in tutto il suo fascino e bellezza, in tutta la sua pienezza vitale.

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