La natura è fatta di eventi manovrati da leggi imposte, che condizionano la vita di ognuno di noi. No, non voglio parlare del surriscaldamento del pianeta o di vari effetti serra. Bensì della verissima, quanto dura, legge del “piaci a chi non ti piace, e a chi ti piace, non piaci”. Perché sarà anche facile dire che il mondo è pieno di uomini e donne, ma non lo è altrettanto riuscire a trovare una compatibilità, un feeling, una prima forte attrazione condivisa. Ho passato gli ultimi mesi a buttare via infinite ipotetiche relazioni, sforzandomi di sorridere, con superiorità, sull’amore, autoconvincendomi di essere felice nella mia solitudine sentimentale. Da un po’ di tempo a questa parte ho visto l’amore come una sorta di costrizione, una gabbia senza aria. Come una condizione di blocco. Ora mi rendo conto che è totalmente l’opposto. Essere single ci tiene fermi, intrappolandoci nel nostro ego che diventa sempre più solo, col resto del mondo che va avanti, vivendo emozioni che noi, invece, reprimiamo. Eppure, sento di non aver represso alcuna emozione. Semplicemente, non ho trovato ciò che davvero sarebbe in grado di “sbloccarmi”. Perché una volta trovata la fatidica persona giusta, tutto il resto vien da sé. Ho tanti volti nuovi nella mia mente, tanti nomi. Tanta fantasia. Vivo in contrasto tra l’illusione e il reale. E, nonostante abbia appena fatto un discorso puramente ottimista, devo dire che l’illusione è paradisiaca. Ma la realtà di questo mondo, di quei nuovi volti, di quei tanti nomi… E’ infernale. Provate a trattare il mondo con una carezza. Capirete che ci vogliono solo dei calci in culo.
“Le mie mani stringono
sogni lontanissimi,
e il mio pensiero corre da te.
E’ per l’amore che ti do,
è per l’amore che non sai,
che mi fai naufragare.
E’ per l’amore che non ho,
è per l’amore che vorrei,
è per questo dolore.
E’ per la vita che non c’è
che mi fai naufragare
in fondo al cuore.
Tutto questo ti avrà,
e a te sembrerà
tutto normale.”
Entri, e sei solo. In apparenza, almeno. Perché c’è Dio. Da dove venga non so: forse lo portavi già con te quando sei entrato. Oppure lo ha suscitato la solitudine.
Da giovane venne rinchiuso in una casa di correzione; poi si arruolò nella Legione straniera dalla quale, però, disertò per rifugiarsi negli ambienti più depravati di Parigi, vivendo di espedienti e finendo non di rado in carcere. Da questi bassifondi egli, comunque, estrasse la materia delle sue opere che generarono scandalo, ma nello stesso tempo furono per lui come una riabilitazione, perché nelle miserie che egli descriveva si intravedeva un’ansia di innocenza e la letteratura diventava una sorta di riscatto e di trasfigurazione delle esperienze più sordide. Stiamo parlando dello scrittore francese Jean Genet (1910-1986) e dal suo Funambolo abbiamo tratto una suggestiva nota spirituale autobiografica. Il soggetto è impegnativo, Dio. Eppure si presenta in un orizzonte comune e quotidiano, quello della solitudine. Chiudi la porta e sei lì, solo, coi soliti mobili, con la polvere, l’abbandono e il silenzio. Ecco, però, la scoperta: Dio ti ha preceduto ed è davanti a te; ti attendeva. Certo, ci può essere il sospetto che sia la solitudine stessa a crearlo. Ma egli è presente e infrange la desolazione dell’isolamento. Ricordiamo che anche Cristo suggeriva di entrare nella propria camera, venendo dalla piazza, e di chiudere la porta, per incontrare Dio nel segreto (Matteo 6, 5-6). Il grande filosofo e credente francese, Pascal, era convinto che buona parte delle nostre sventure e della nostra miseria nasce dall’incapacità di rimanere da soli nella nostra stanza almeno un’ora al giorno. «Spiegami, Amore, quello che io non so spiegarmi», pregava la scrittrice Ingeborg Bachmann, quand’era «sola, senza avere né donare nessun affetto».
(…la solitudine è il campo da gioco del male, ma è anche uno dei crocevia principali per incontrare Dio e il proprio io intimo e profondo.)
tvb…rikordalo!
"Mi piace""Mi piace"