Gioco d’azzardo.

Immaginate di trovarvi nel vortice di un uragano, senza equilibrio, senza trovare via d’uscita, senza riuscire a pensare a niente, tranne che a come uscirne fuori. E’ così che mi sento.

Sabato scorso sono ritornato a Milano, che ormai è un apparente paese dei balocchi, ed un inferno nel contenuto. Fin da quando sono arrivato, due giorni fa, non ho perso quel senso di scombussolamento che ho subito provato. Domani ho un esame, e la paura che vada male, accumulatasi anche da forti pressioni esterne, è al limite del sopportabile. Mi sento come se stessi sul filo del rasoio. Mi sento vuoto. Perso. Non è la prima volta in vita mia che vivo una condizione del genere, e non ha senso ora, con degli obiettivi in cui dovrei credere, verso i quali dovrei essere determinato. A volte penso di aver sbagliato a prendere una scelta del genere. Forse non era ancora il momento, o semplicemente avrei dovuto pensarci più a lungo prima di attuarla. O forse sono io ad essere un coglione, facendomi cadere il mondo addosso alla prima difficoltà, alla prima cazzata. Ma generalmente le cazzate mi scivolano di dosso. Tornare a casa, dai miei genitori, sentendomi dare del fallito da tante persone che non aspettano altro, rimpiangendo questa possibilità per il resto della mia vita, e perdendo tutto quel che sono riuscito a costruire in questi ultimi otto, quasi nove, mesi. Essere un perdente non mi è mai piaciuto, ed è per questo che sono andato avanti fin qui. E non mi manca niente di giù, se non i miei affetti familiari. Una decisione così estrema ed azzardata potrebbe farmi star male per tanto tempo.

E poi c’è quella malinconia, quei baci magnifici, quel corpo stupendo, quel sorriso da far sciogliere anche le pietre, e quegli occhi in cui sono sprofondato. L’attrazione più forte che abbia mai provato in vita mia, destinata ad essere solamente un dolcissimo ricordo. Perché questo mondo è troppo grande.

Intimissime righe che potrebbero nascondere una richiesta d’aiuto, o più probabilmente una serata “no”. Cazzo, dove sono le mie palle?!

One thought on “Gioco d’azzardo.

  1. Solo chi ha raggiunto una piena identità con se stesso non ha più paura della paura. Il traguardo estremo di ogni fatica umana è vivere la propria vita. «Conosci te stesso», era scritto sul tempio di Delfi. Un monito apparentemente semplice, e invece arduo da praticare. Ma è solo per questa via che ci si libera dalle paure e dalle insicurezze. Altrettanto semplice eppure difficile da attuare è anche il monito a vivere la propria vita in pienezza. Entrambe le considerazioni sono offerte dal regista tedesco Rainer W. Fassbinder nel suo saggio I film liberano la testa. Molti, infatti, si accontentano di vivere in superficie, quasi galleggiando, ed è per questo che possono essere travolti da ogni increspatura del mare dell’esistenza o afferrati dagli incubi che si parano a ogni angolo della storia. Ma il vero problema è proprio quello di scendere in profondità. Lo scrittore francese Julien Green (1900-1998) osservava che «il più grande esploratore non compie viaggi così lunghi come chi discende nel profondo del proprio cuore». E uno dei padri della psicanalisi, Carl Gustav Jung (1875-1961), era convinto che fosse «più facile andare su Marte che penetrare nel proprio io». Spesso si cerca di evitare una simile esplorazione perché essa può riservare sorprese amare ed è anche per questo che corriamo fuori da noi stessi, distraendoci nel rumore e riempiendoci di cose. «Come è insondabile il cuore dell’uomo – esclamava Pascal nei suoi Pensieri (n. 143) – e come è pieno di sporcizia!». Eppure è solo attraverso questa discesa nelle profondità dell’io che ci si può liberare dalle catene e dalle paure. «Dal profondo a te grido, Signore!», invoca il salmista e dall’alto scende una voce e si stende una mano sicura.

    …in bocca al lupo per tutto pikkolo mio…TVB!

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