Nasce, cresce, corre. Muore.

Diciamo spesso che siamo noi i padroni del nostro destino e della nostra vita. Ma c’è un padrone a cui siamo inevitabilmente sottomessi, e questo è il tempo. Dal tempo derivano i tre fattori principali che ci fanno vivere, spesso con sofferenza. Questi sono il passato, il presente ed il futuro. In realtà questi sono la vita, certo, ma pensiamo un attimo a come vivremmo se non dedicassimo tutti i nostri pensieri quotidiani e notturni a queste tre fasce temporali. Liberi, mi viene subito in mente, ed istintivi.

Oggi diciamo che non siamo più liberi di scegliere cosa vogliamo, perché i media ci lavano il cervello, e ci riteniamo schiavi di questa era moderna fatta di vita sociale online e consumismo inteso come valore primordiale. Quasi nessuno, però, arriva a pensare che, forse, siamo prima di tutto schiavi di noi stessi e della nostra mente. Spesso sono triste perché penso a quei rapporti sentimentali e amichevoli che oggi non possiedo più. Triste per il passato. Mi deprimo guardando ciò che mi manca e ciò in cui non riesco. Depresso per il presente. Mi impaurisco perché mi chiedo cosa ne sarà di me, dei miei cari, e chissà come lascerò questo mondo. Paranoia per il futuro. Il rimedio principale a tutto ciò potrebbe essere pensare di meno e agire di più, dando comunque per scontato che, volenti o non, viviamo ad effetto del presente, passato e futuro. “Sogna come se dovessi vivere per sempre. Vivi come se dovessi morire oggi.”, giusto per citare il grandissimo James Dean.

Riavrò quell’amore? Cazzo me ne frega, c’è un mondo pieno d’amore lì fuori. Riuscirò a realizzarmi nella vita? Ci proverò, consapevole, però, che la più grande realizzazione è quella personale, e poi quella professionale. Andrò in Paradiso o all’Inferno? Chi lo sa, basta avere sempre fede in ciò che si crede, e sperare che ci sia un Dio disposto ad accogliere la nostra anima.

La vita va vissuta giorno per giorno, attimo per attimo, possibilmente con un sorriso, anche quando non si vorrebbe mai essere nati, perché alla fine tutto quello per cui ci spacchiamo il culo, tra libri e lavoro, un giorno sarà inutile. Una sorta di gioco in cui nessuno vince e nessuno perde, perché nessuno ne esce vivo. Esistiamo, senza garanzie sull’avvenire, con la possibilità che tutto possa finire da un momento all’altro, in qualsiasi istante, per un qualunque motivo.

Io scelgo di vivere, senza più paure, senza più punti interrogativi irrisolti, senza più inutili lacrime che ormai ho anche esaurito, senza più fare affidamento su nessuno, tranne che su me stesso. Vivere, senza dare importanza a tutto ciò che appare, perché è tutto lì, e un giorno io, come te, come tutti, sarò nient’altro che cenere. Svegliarsi, e vivere.

Del resto, la morte è l’unica certezza della vita.

2 thoughts on “Nasce, cresce, corre. Muore.

  1. La vita: uno squarcio di luce che la morte, come una chiusura lampo, fulmineamente richiude. Non è per turbare la festa dell’estate, delle vacanze in corso o imminenti, ma è importante ogni tanto riflettere sulla vita e sul suo significato profondo. Un pensatore moralista francese del Seicento, La Bruyère, nei suoi Caratteri osservava: «Per l’uomo ci sono solo tre avvenimenti: nascere, vivere, morire. Non si accorge di nascere, soffre a morire e si dimentica di vivere». È facile dimenticarsi di vivere perché la vita è fulminea, nonostante l’apparente lentezza del suo scorrere e la distesa degli anni. È quello che ci ricorda un originale scrittore siciliano, Gesualdo Bufalino (1920-1996), nei suoi Pensieri a perdere. Brillante è l’immagine della «chiusura lampo»: con una mossa rapida la si apre e la si chiude. Ad aprirla, nella metafora della vita, è la nascita che ci depone nella luce del sole. A chiuderla con uno scatto repentino è la morte. In quel lungo istante che è l’esistenza si cela tutta la nostra storia. Non c’è, quindi, tempo per divagare e disperdersi in cose secondarie: anche se i giorni, i mesi e gli anni sembrano tanti e lenti a scorrere, in realtà sono veloci e repentini e alla fine ci si ritrova a mani vuote. Forse ci sono rimasti in mente dal liceo i versi di Petrarca: «La vita fugge e non s’arresta un’ora / e la morte vien dietro a gran giornate». Raccogliamo, allora, più che possiamo l’irradiarsi di quella luce: «Chi fa la verità – diceva Gesù – viene verso la luce e così appare chiaramente che le sue opere sono fatte in Dio- Non sono forse dodici le ore del giorno? Se uno cammina di giorno, non inciampa, perché vede la luce-» (Giovanni 3,21; 11,9).

    …la morte non è la peggiore delle cose che possa capitarti in vita…ma vivere sapendo che dentro qualcosa muore….

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