La vita è strana. Va avanti, gli anni passano, noi cresciamo, invecchiamo, moriamo. Eppure è immensa. Si può essere nel 2011, e ci si può sentire come nel 1997, nel 2003, nel 2009. Come se il tempo fosse l’immensità che ci fa vivere per sempre, nei ricordi. Un giorno, tra cent’anni, io morirò, mentre questo blog sarà ancora qui, a mantenermi vivo, a rendermi presente nel futuro grazie al mio passato. Del resto, ogni ricordo è una traccia della nostra esistenza su questa terra, un’impronta. Andiamo avanti ogni giorno calpestando le impronte delle nostre memorie, e poi capita che, nel mentre, ci fermiamo a guardarle. E facciamo due passi indietro. Ed è abbastanza per farci risentire il profumo del pranzo cucinato da mamma nelle scale di casa, quando tornavamo da scuola di sabato, o per farci risentire il tocco di un bacio adolescenziale. Per riprovare la tristezza di quando tutto finì. Quest’ultima può sembrare un enorme passo indietro, ma basta saper rifare subito dopo i cento passi avanti fatti da allora. Il passato è come il custode della nostra vita, il vecchio saggio che sa darci sempre il consiglio giusto, le vecchie videocassette da riguardare per non rifare gli errori già fatti. Noi siamo il nostro passato, ed ogni istante della nostra esistenza ci dirà chi saremo nel nostro futuro.
E se oggi sono quello che sono, lo devo alla mia famiglia, e a un po’ di gente. A quelle persone che mi hanno amato per poi mettermelo nel culo. E a quelle persone che mi hanno amato, che mi amano, e che mi ameranno. Siamo tutti parte l’uno dell’altro. Nel passato, presente e futuro.