Pirandello diceva che tutti noi indossiamo una maschera agli occhi degli altri, o qualcosa del genere. Vedo tante maschere in giro, ogni giorno, a partire dalla vita reale fino ad arrivare ai social network, dove tutti possiamo indossare la maschera della perfezione esistenziale, scoprendo addirittura che “piace”. Siamo talmente ossessionati dal parere e dall’accettazione altrui che, senza neanche rendercene conto, abbiamo ridotto la vita ad una vetrina da esporre. Potremmo dire, paradossalmente, che siamo diventati i manichini di noi stessi. Della merce in attesa del giusto acquirente (se vogliamo buttarci anche una metafora sentimentale). E in questa gara a chi appare più cool è scomparsa la mia tanto amata naturalezza, e non parlo tanto di quella estetica, quanto della naturalezza dell’essere, della spontaneità. Genuinità. Roba che magari tutti pensiamo di avere, ma che in realtà nessuno di noi possiede più. Perché intrappolati nel vortice sociale, nel circolo vizioso dell’accettazione, della gente che conta, dove chi non vale un cazzo viene definito “wannabe”, e chi vale viene qualificato con “top”. La superficialità, una patina luminosa che sembra donare felicità, per poi rivelarsi la cosa più triste che un essere umano possa possedere. Foto di viaggi magnifici, serate mondane, tanti “Mi piace” accumulati. Il tanto che copre il vuoto. La superficialità che uccide la naturalezza e l’umiltà. Ed è per questo che ora mi gratterò il culo e mollerò una puzzetta, perché sono veramente stanco di sentirmi dire di dovermi preoccupare del parere degli altri. Stanco, fottutamente stanco, di chi se ne preoccupa. Voglio solo vivere come cazzo mi pare. Voglio essere amato per quello che sono.

Domani sveglia alle 6. Si va a Parma.
Domenica si rientra a Milano.
Arrivederci, mia amatissima casa.