Non si può finire ciò che non è mai iniziato.

Una coltellata. Che non ha lasciato nulla. Nessun dolore, nessuna amarezza, nessuna sensazione. Mi sento vuoto e impassibile, col freddo di questo gelido sabato pomeriggio fatto della più arrendevole rassegnazione. Come una battaglia persa in partenza che mi ha visto ferito più volte, per poi darmi il colpo di grazia che ha tolto di mezzo ogni arma per continuare a lottare. Venerdì sera, sei amici, una casa, due locali, ed un cuore appena spezzato. Eravamo lì, tutti insieme, ad ascoltare la musica hip hop con la quale siamo cresciuti, tra bottiglie di vino rosso comprate in offerta a 3,99 euro l’una, innumerevoli Tuborg e Budweiser, e una bottiglia di champagne stappata prima di uscire ad affrontare la notte. Quella notte che vivi a vent’anni, con euforia e mille speranze, perché non sai dove ti ritroverai, e come andrà a finire. Eravamo lì, per celebrare noi stessi, la nostra giovinezza fatta di futuri incogniti. Brindavamo alle nostre ferite, alle delusioni che meritiamo di vivere alla nostra età, e a quanto sia bello poter pensare di avere una vita intera davanti a sé. Ero circondato da cari amici, da mille persone che facevano festa come se non ci fosse stato un domani. E mi sentivo solo, in un venerdì notte in cui avrei solo voluto perdere il controllo di me stesso, e lasciarmi andare. Ad ogni eccesso, ad ogni angelo nero caduto dal cielo, ad ogni peccato. Per fingere che niente fosse successo. Per rendermi conto che non avevo effettivamente perso nulla. E ritrovarsi alle 6:30 del mattino, con un grandissimo amico, a mangiare spaghetti freddi trovati in una pentola in cucina. Ridere, scherzare, capirsi. E confortarsi. Vomitando tutta la tristezza interiore. Svegliarsi alle 13, e lì, dove la sera prima c’erano sei persone che brindavano alla vita, è rimasta solo una sfilza di bottiglie vuote, prive di significato, senza alcuna funzione. In questo momento nelle mie orecchie suona la splendida “Summertime Sadness” di Lana Del Rey. Di quel campo di battaglia è rimasto il vuoto, solo un fastidioso disordine da sistemare. E’ il disordine dentro di me che mi graffia la mente, propinandomi finti ricordi fatti di segnali che, a quanto pare, ho imparato a comprendere. Perché quando ti aspetti il meglio, non arriva mai. Ma quando il peggio è nell’aria, arriva proprio quando te lo aspetti.

One thought on “Non si può finire ciò che non è mai iniziato.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...