C’è una linea sottile che separa la realtà dall’immaginazione. Con la prima siamo quel che siamo, e con la seconda siamo qualunque cosa vogliamo. La realtà ci tiene lì, dove tutto può sembrare positivo, e renderci felici, o al contrario, e schiavizzarci alla negatività che, spesso, è collegata alla nostra pessima immaginazione. Decimi di febbre da domenica sera, giorno in cui sono finalmente ritornato a casa dopo due mesi no-stop a Milano. La febbre e l’influenza mi mettono sempre tanta negatività, e stare a casa, di conseguenza, mi deprime ancor di più, specie se sono solo. Sono un po’ ipocondriaco (come tutti credo oggigiorno), e Google è la lapide di tutti noi malati immaginari che azzardiamo cercare “soluzioni” ai nostri semplici sintomi influenzali. E’ per questo che, a volte, quando si è giù, e soprattutto preoccupati per la propria salute, l’unica soluzione è quella di dissociarsi dalla realtà, magari infilandosi un paio di cuffie nelle orecchie ed ascoltare buona musica, distarsi, e diventare una sola cosa con i secondi che scorrono via, senza contarli. E al posto di una Tachipirina, l’abbraccio di una persona che amiamo, che può essere nostra madre, guarisce più di ogni altra medicina. Perché ci scalda a partire dal cuore, e ci rassicura, stringendoci con protezione. Forse leggendo queste righe si potrebbe pensare che stia delirando, ma vi assicuro che la febbre è davvero bassa (finalmente). Sono solo molto felice di essere qui, e di riabbracciare le uniche persone che sono davvero importanti per me. In fondo, sono i loro abbracci la mia tana, il mio rifugio lontano dalle mie insicurezze e paure. Vorrei poter fermare il tempo, ed essere felice per la dolcezza di mia madre in eterno, sentire il profumo di mio padre per sempre, provare l’amore delle mie sorelle a tutte le ore. Ed è questa la realtà più bella che potessi mai immaginare di vivere.
…le parole non servono come commento ad un post di stati d’animo familiari: “La realtà più bella che potessi mai immaginare di vivere…”
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