Se c’è una cosa che odio, questa è inginocchiarmi al cospetto dei miei sentimenti. Quelli ingiustificati, che non dovrei provare, per i quali mi odio, perché sento di sminuire me stesso. Vorrei riuscire a non desiderare quel che desidero. Ma non ci riesco. Costretto a rivivere quelle emozioni, anche di notte, quando chiudo gli occhi e sprofondo nel mio inconscio, quasi a volermi torturare per la troppa devozione con cui ho abbandonato me stesso. Insieme ai miei valori di autonomia, sicurezza, indipendenza. Odio dipendere da un ricordo sbiadito, perso nel buio. E quei respiri. Le parole sussurrate, rivolte alle labbra. Voglia di vivere l’istante. Sperando, o forse sognando, il futuro. Cogliere di sorpresa uccide, e rende le persone come me in questo momento. Burattini. Di un cuore che gestisce emozioni, valori, desideri, sentimenti. Era bello. Come annusare un calice di Chianti nel giardino dell’Eden. Per poi sprofondare negli inferi durante il primo accenno di sorso. Perdendo il bicchiere, in mille pezzi. Una fata ignorante che aveva esaurito il suo corso. Ciò che più è triste è l’imparagonabilità. Fallire ogni tentativo di comparazione. E ritornare sempre lì, su quell’isola felice che ci ha ospitati il tempo di capire quanto diverse fossero le scariche elettriche dei nostri cuori. Ed è triste trovare rifugio dalla realtà in qualcosa che si credeva di possedere, che non si possiede, e che mai si possederà. Perché vuol dire vivere d’illusioni. Di fantasie. In un paese delle meraviglie, dove ci si perde. Tra sogno e realtà. Io credevo nel primo. Rifiutavo la seconda. Ora mi sforzo di accettarla. Ci provo. Mi autoconvinco. E il risultato è che sono uno stolto, tanto per non rovinare la poeticità. Perché, dopotutto, in un contesto adulto nel quale mi mescolo con fierezza dai miei anni più ingenui, capisco il mio limite. La conclusione. Il motivo di tutto ciò. Ed è che sì, ho ancora vent’anni. Venti, dannatissimi anni.
Ecclesiaste 3
3 Per ogni cosa c’è la sua stagione: c’è un tempo per ogni situazione sotto il cielo:
2 un tempo per nascere e un tempo per morire, un tempo per piantare e un tempo per sradicare ciò che è piantato,
3 un tempo per uccidere e un tempo per guarire, un tempo per demolire e un tempo per costruire,
4 un tempo per piangere e un tempo per ridere, un tempo per far cordoglio e un tempo per danzare,
5 un tempo per gettare via pietre e un tempo per raccogliere pietre, un tempo per abbracciare e un tempo per astenersi dagli abbracci,
6 un tempo per cercare e un tempo per perdere, un tempo per conservare e un tempo per buttare via,
7 un tempo per strappare e un tempo per cucire, un tempo per tacere e un tempo per parlare,
8 un tempo per amare e un tempo per odiare, un tempo per la guerra e un tempo per la pace.
9 Che vantaggio ha chi lavora da tutto ciò in cui si affatica?
10 Ho visto l’occupazione che DIO dà ai figli degli uomini, perché vi si affatichino.
11 Egli ha fatto ogni cosa bella nel suo tempo; ha persino messo l’eternità nei loro cuori, senza che alcun uomo possa scoprire l’opera che DIO ha fatto dal principio alla fine.
12 Ho cosí compreso che non c’è nulla di meglio che rallegrarsi e far del bene mentre uno vive…
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Non seguire DIo segui i tuoi 20 anni! 😛
Bello qui…bravo!
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Il passato, farsi rovinare le notti? no, mettilo sotto al cuscino una buona volta. Un saluto da una artista dei sogni 🙂 Passavo di qua e son venuta a conoscerti. 🙂
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