Resoconto di un anno che vorrei poter dimenticare ma che non dimenticherò mai.

E’ stato come un sogno dal quale ti risvegli all’improvviso, sul più bello, e ti rattristi subito, perché avresti voluto che fosse vero.

Per la lunga, maledetta serie “non si smette mai di imparare”, il 2013 mi ha indubbiamente dato qualche lezione che mi ha segnato; errori, per i quali pagherò le conseguenze per un po’. Sorrisi, tra i più belli e veri della mia vita. Lacrime, di quelle incontrollabili, che scorrono giù da sole, e non puoi fare altro che aspettare che smettano di scendere, senza asciugarle. Ho perso un punto di riferimento, ho perso la fiducia, vittima dell’amore, quello più insano e malato. Mi sono ritrovato a lottare contro chi della sua vita ha deciso di farne un’assoluta perdizione, di quelle in cui sulla bilancia qualche grammo di merda in polvere pesa più di un amore incondizionato. Ho trascorso notti abbracciato e condiviso canzoni d’amore con l’egoismo più puro, la presunzione più megalomane e l’immaturità più becera. Quello che doveva essere uno stato di grazia si era trasformato in un inferno, che mi inghiottiva giorno dopo giorno. Coperto da un’effimera felicità fatta di sorrisi da scatti usa e getta, manipolazioni mentali, viaggi da sogno e hangover da staccarsi la testa. La felicità era diventata perdere tutto e liberarmene. Ritornare ad essere libero, me stesso.

Ho imparato che una troia resterà sempre una troia, anche dinanzi ad una ormai convenzionale sorta di promessa d’amore rappresentata da uno stupido anello all’anulare sinistro; che l’egoismo e la presunzione sono bestie persino peggiori dell’invidia, che rendono ciechi in base all’imponenza dell’immaturità che gli fa da base; che un drogato non tornerà mai ad essere pulito, neanche dopo un mese di rehab per 10.000 sterline inglesi. E soprattutto che coloro privi di solidi valori morali nella vita, in fondo, non vanno condannati, ma compatiti. L’importante è lasciarli cuocere nel loro brodo, da soli, e andare avanti.

La lezione più grande che sto apprendendo da questo anno, che grazie al cielo ha fatto il suo corso, è che l’amore verso noi stessi viene prima di quello per chiunque altro, e che la felicità non è fatta di materialità, di aerei, di posti da aggiungere tra i luoghi visitati su Facebook, ma da una rara sensazione di pace e benessere. Ed è questa sensazione che punto di conquistare dal 1 gennaio di questo nuovo anno.

“Think positive, exercise daily, eat healthy, work hard, stay strong, build faith, worry less, read more, be happy, relax often, love always, live forever”, recita la cover del mio iPhone. Non sono più quello che ero poco più di un anno fa, ma posso ricominciare ad essere una persona nuova, ricostruire me stesso, e migliorarmi. Correndo verso il raggiungimento dei miei traguardi, attraverso esami di coscienza per riconoscere i miei errori e ammetterli, lavorando duramente per poter camminare un giorno a testa alta, accompagnato da una famiglia che amo e che per me vale più di tutto l’oro del mondo, alla quale sarò eternamente grato per quello che ha fatto e continua a fare per me, e da amici che sanno sempre quando è il caso di stappare una bottiglia di vodka e farmi trascinare il culo fuori di casa.

Ci sarà un solo protagonista nella mia vita nel 2014, e sono io.

«Andare avanti non vuol dire dimenticare, bensì scegliere la felicità al posto del dolore.»

3 thoughts on “Resoconto di un anno che vorrei poter dimenticare ma che non dimenticherò mai.

  1. L’amore può uccidere……nella maniera più crudele….inaspettata….incontrollabile.
    La favola diventa inferno….più spesso di quanto si possa credere.
    La lezione si impara mentre raccogli i cocci….anche se ci vorrà parecchio prima di saperla mettere in pratica.. ..
    Si può solo ……ricostruirsi l’anima…resettarla se si può.. Forse allora si può continuare.
    Spero sia così…o sarà stato tutto solo un massacro. Il mio 2013…come il tuo. Indimenticabile per bellezza e …dolore.

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  2. L’anno rivelazione, per me, è stato il 2008.
    Ho subito una serie di, come dire, variazioni nei miei equilibri, nella mia identità che credevo, fino a quel marzo di (wow) ormai 6 anni fa, l’unica mia dimensione in cui poter staticamente abitare, vivere.
    La mia reazione iniziale, lo ammetto, fu la fuga, forse per codardia, forse per la ragione diametricalmente opposta: avvertii la necessità di allontanarmi, trovare un nuovo spazio vergine, in cui io potevo essere davvero solo io e nessun altro: il cambiamento fu la chiave che mi donò nuova vita.
    In questo primo giorno di febbraio ti auguro che il cambiamento da te auspicato e voluto sia pensato e costruttivo, non “solo” dovuto a un anno da allontanare nel tempo e spazio.
    Gli errori sono tali perché ci è data la possibilità di rimediare, di (ri)conoscerli come sbagli e non come unica alternativa.

    Aspetto di ascoltare la tua storia, un giorno.

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